Opinioni a confronto sul periodo che stiamo vivendo
6 giovani santilariesi e le loro considerazioni sul confinamento in casa che hanno vissuto
ARIANNA GABANELLI
Quarta classe Liceo classico Romagnosi di Parma
La prima parola che mi viene in mente se penso ai due mesi passati in quarantena è sicuramente tempo. Questa pandemia ci ha privato di tutto: affetti, amici, impegni, scuola, libertà, sport, ma ci ha restituito un’incredibile quantità di tempo, che di solito non abbiamo mai. Siamo sempre così presi dalla nostra routine giornaliera che la frenesia divora i minuti e le ore, ed il giorno finisce prima che possiamo rendercene conto. In questi 60 giorni di isolamento sociale abbiamo invece assaporato il lento scorrere delle lancette, magari alla ricerca di un passatempo, sprofondati nei nostri pensieri oppure perennemente sui social per ingannare le distanze. Eppure, in questa situazione surreale degna di un film horror, abbiamo tutti avuto la possibilità di fermare la nostra vita vorticosa, guardarci dentro e fuori e porci domande su di noi, su chi vogliamo essere e diventare, su quali sono i nostri sogni. Lo smarrimento iniziale dei primi giorni ci ha forse portato piano piano a recuperare una dimensione perduta: quella della riflessione personale. Ci siamo resi conto della meraviglia del mondo visto dalla finestra, di cui spero avremo più cura d’ora in poi. Ci siamo accorti che gli abbracci ci mancano e che i social non riempiono i vuoti lasciati dalle assenze, ma anzi, non fanno altro che ricordarci in maniera assillante le mancanze che sentiamo. La vicinanza di instagram è illusoria: ci sembra di vivere tutto in tempo reale quando invece ci nutriamo di immagini inconsistenti che presto si disintegrano, lasciando il posto al vuoto più totale. Abbandonati a noi stessi, ci siamo costruiti un guscio per farci largo nella solitudine e ci siamo riscoperti forti, capaci di sopravvivere persino da soli in un mondo che si orienta sempre più verso la collettività. Forse, abbiamo persino riscoperto l’importanza di sognare ad occhi aperti: non nascondiamoci che tutti abbiamo fatto mille progetti su cosa fare appena finita questa terribile pandemia e abbiamo costruito grandi speranze, magari in parte illusioni, ma che sicuramente ci hanno reso più consapevoli del fatto che la vita è una e va vissuta pienamente, facendo tesoro del tempo che abbiamo. Di fronte alla precarietà che abbiamo visto ovunque attorno a noi, abbiamo potuto recuperare tutta la nostra voglia di vivere, abbiamo restituito la giusta importanza alle cose e messo al primo posto la salute. Un’altra cosa che abbiamo capito è il valore della responsabilità: noi ragazzi abbiamo smesso di uscire e vederci anche se il virus difficilmente ci attacca, e lo abbiamo fatto per proteggere i nostri nonni, i nostri genitori, le persone più deboli e con un sistema immunitario più fragile. Abbiamo fatto un buon lavoro di squadra, ci siamo tenuti lontani, ma sempre vicini nel cuore e abbiamo anche imparato ad essere riconoscenti verso i medici, gli infermieri, gli operatori sanitari, i farmacisti, i commessi dei supermercati che ogni giorno hanno lavorato per tutti noi. Riconoscenti anche verso i nostri insegnanti che hanno continuato a trasmetterci la bellezza della vita e della cultura attraverso un monitor, dimostrandoci ancora una volta che l’istruzione ci può offrire un’ancora nel vuoto senza tempo. Nel buio di questa malattia che ha messo a nudo la nostra umana fragilità, abbiamo imparato a colorare la noia e a riscoprire in noi stessi la bellezza che sempre ci circonda.
DEBORA SPAGGIARI
Secondo anno della Facoltà di Ingegneria Gestionale
All’inizio della quarantena hanno tutti iniziato a scrivere dei propositi, cose da fare, abilità da migliorare e diete da seguire, per far passare il tempo, le ore, le giornate. Il mio obiettivo principale era quello di rimanere in pari con le lezioni universitarie e non vedere i miei nonni per evitare di contagiarli, nonostante abitiamo a due metri di distanza e abbiamo l’abitudine di mangiare tutti i giorni insieme. Sfortunatamente, nonostante tutti i miei sforzi ho ancora delle lezioni da recuperare e tre componenti della mia famiglia sono risultati positivi. Nessuno avrebbe mai pensato di arrivare a questo punto, io stessa all’inizio sottovalutai la situazione, pensando fosse improbabile, se non impossibile, che potesse accadere. È stato un momento complicato, si percepiva la paura del contagio, siamo stati in isolamento con la preoccupazione per i nostri famigliari ricoverati. Eravamo alla costante ricerca della quotidianità di tutti i giorni, delle abitudini, dei visi familiari che non potevamo più vedere. Ci sono stati alti e bassi, ci sono state giornate interminabili e piene d’ansia, ma anche giornate migliori, piene di risate e cibi preparati sperimentando ricette su internet. Non sono riuscita a raggiungere i miei obiettivi, ma ora la mia famiglia sta bene e, nonostante i tre esami da preparare, il peggio è passato. Spero venga appreso il concetto che l’unico modo per difenderci e difendere chi amiamo sia rispettare le regole.
MARCO RUGGIERI
Classe seconda – Liceo scientifico D’Arzo di Montecchio
8 marzo-4 maggio 2020: 57 giorni chiusi in casa. Cosa potremo fare? Come affronteremo la giornata senza i nostri svaghi e senza la possibilità di vedere chi vogliamo, i nostri cari? Domande che mi ronzavano spesso nella testa e a cui solo dopo aver affrontato le prime settimane sono riuscito a dare una risposta. Innanzitutto i social, la possibilità di fare “videochiamate” con le persone che ci mancano, sono stati un fattore importante, che costantemente diminuiva la distanza con esse… ma potersi abbracciare, giocare e scherzare, attraverso i social, non è ancora possibile… L’uomo, da solo, non può farcela, siamo per natura “animali socievoli”, ma fortunatamente con queste tecnologie la distanza pesava meno sui nostri cuori. Proviamo ad immaginare se questa lunga divisione fosse accaduto anche solo 20 anni fa… siamo fortunati. Ovviamente nulla di tutto ciò soddisfa le lacune e quel senso di vuoto dentro di noi, ma semplicemente “lo riempieva” in parte. L’unico modo per farcela, personalmente, è stato quello di rimanere in contatto il più possibile con le persone indispensabili nella mia vita: grazie a questo periodo ho capito chi davvero tiene a me. Ricevere una telefonata o un messaggio dimostra come, con due cortissimi minuti, si può rendere una persona felice. E la felicità, grazie a questo, non è mai mancata.
DAVIDE BELLONI
Classe seconda- Liceo scientifico D’Arzo di Montecchio
Questa quarantena mi ha aperto a esperienze che, in precedenza, ignoravo: trascorrere più tempo con la famiglia, imparare nuovi passatempi per combattere la noia. È stato difficile, invece, non poter uscire e non poter vedere gli amici, ma siamo riusciti ugualmente a tenerci in contatto attraverso l’utilizzo di piattaforme virtuali. Un’esperienza particolare, ma allo stesso tempo molto si gnificativa e diversa da come eravamo abituati.
ANASTASIA GRECI
Quarta classe – Liceo scientifico Bertolucci – Parma
Il 2020 è iniziato davvero in un modo del tutto inaspettato, e non solo per me, credo per chiunque! Da febbraio ad oggi la mia quotidianità è stata stravolta: niente più orari scanditi dagli impegni ordinari, niente scuola, niente allenamenti in palestra, niente sabati sera in compagnia. Gli appuntamenti con gli amici per un aperitivo, i pranzi di famiglia, insomma tutto il modo di vivere le mie relazioni ha subìto un drastico cambiamento. Si dice che non si apprezzano le cose finché non si perdono… è proprio vero! Prima del lockdown non davo tanto peso a questi aspetti della mia routine quotidiana, li consideravo semplicemente naturali; e solo quando mi sono venuti a mancare ho capito quanto valore avessero! Mi dispiace dirlo, ma devo ammettere che anche la scuola mi manca davvero tanto, soprattutto per l’assenza delle relazioni umane che la frequenza mi permetteva di coltivare, sia con i compagni che con gli insegnanti. È vero che le videolezioni mi permettono di continuare il percorso d’istruzione e di portare a termine l’anno scolastico, ma è altrettanto vero che un abbraccio con un compagno dopo una verifica andata male, una stretta di mano, una pacca sulla spalla o uno sguardo d’intesa – tutti elementi che mi davano tanto entusiasmo – ora non ci sono più. Nonostante questi aspetti, una cosa che credo sia stata positiva un po’ per tutti, è il fatto di avere più tempo a disposizione e di potere così gestirlo con più calma, dedicandoci talvolta ad attività che magari avevamo trascurato a causa dei numerosi impegni. Nel mio caso, sono riuscita a riscoprire due mie passioni che da tempo avevo tralasciato: leggere un buon libro e cucinare prelibatezze nostrane per i miei famigliari.
CHRISTIAN CATTABIANI
20 anni, giardiniere, diplomato all’Istituto tecnico commerciale Melloni di Parma
La “vita da quarantena” è stato un periodo unico per tutti, molti l’hanno vissuta negativamente, altri positivamente e ad alcuni non è cambiato più di tanto poiché abituati ad una vita solitaria. Personalmente l’ho vissuta come una vacanza in coppia con la noia, un viaggio confinato tra quei 4 soliti posti che snobbo perché sempre sotto il naso e alla vista ogni volta che siedo in terrazzo. La noia stanca, è monotona, solitaria, introspettiva, forse per questo è tanto odiata. Non potendo vedere gli amici e le persone care ho deciso di riposarmi. In una settimana sono diventato tutt’uno con il divano giocando alla play che da tanto non accendevo, ma dopo una settimana davanti alla tv e avendo completato un gioco ero al punto di partenza: trovare uno svago per passare le giornate. Dunque ho iniziato a sistemare la camera sempre sottosopra per poi passare a quei famosi “lavoretti casalinghi” da sempre rimandati. Ho riordinato le foto sul pc e iniziato per gioco a progettare giardini in 3D, dunque mettere a video tante idee finora immaginate e scarabocchiate su carta tornato dal lavoro. Da qualche settimana mi sono dedicato solo a questo e poco altro, maturando sempre più l’idea di mettermi in proprio e chissà, magari avere la fortuna di realizzare qualche progetto. Da qualche giorno Green Man è a vostra disposizione. Da questa pausa mondiale ho realizzato che la noia ammazza, ma se saputa prendere dal lato giusto tira fuori la nostra parte migliore. “Vedi cara, è difficile spiegare, è difficile capire se non hai capito già” – F. Guccini.