Europa, sono dove sei tu
(di Martina Ghinolfi)
Il mio primo approccio con il concetto di Europa è stato quello di vederla come una materia di studio: già al liceo si è iniziato a parlare di trattati (Maastricht, Lisbona…). All’università lo studio è proseguito e si è focalizzato sulla questione normativa (la gerarchia delle fonti) per proseguire naturalmente con la parte di politica economica e monetaria. Non mi ha affascinato tutto questo insieme di nozioni fino al momento in cui ho aderito al progetto “Erasmus” e per sei mesi sono stata a Parigi all’università per frequentare e proseguire il mio semestre di studi in economia internazionale. In quei mesi ho ben compreso il vero significato di essere cittadino europeo: avere la possibilità di studiare in un’università di un altro Paese con altri studenti che come me affrontavano gli studi lontano da casa, essendo al tempo stesso a “casa”. Oggi ripensandoci mi sembra una cosa scontata, quasi ovvia, pe me a 22 anni non lo era proprio. Vivevo come gli altri miei coetanei, sentivo la famiglia quotidianamente, studiavo, cucinavo (poco…), approfittavo di ogni momento per visite culturali e non.
Ho imparato che essere europei significa potere avere le stesse possibilità, gli stessi diritti in ogni Paese europeo; quindi sei sempre nella tua università, nel tuo “nido” anche a chilometri di distanza, anche a Parigi. Dal mio rientro in Italia sono trascorsi cinque anni e non considero più l’Europa come una materia di studio, ma come una grande e meravigliosa opportunità di vita per i giovani ed anche per chi ha voglia di investire su se stesso in maniera diversa dal consueto. Qualcuno si chiederà a questo punto: “Per arrivare a questa conclusione così scontata era necessario spostarsi ed andare a studiare a Parigi?” Per me a 22 anni l’esperienza all’estero ha aperto la mia mente in un mondo nuovo, mi ha consentito di costruire una visione della vita diversa, un punto di vista che internet non mi avrebbe fornito in modo così puntuale e forte, ho avuto la possibilità di acquisire tale consapevolezza sullo spessore del concetto di Europa cui sarei arrivata in un tempo sicuramente più lungo. Ecco davvero che il viaggio porta esperienza positiva, perché non è fine a se stesso ma arricchisce, rende più sicuri, più liberi e maturi. Lo studio aiuta, è indispensabile, ma l’esperienza diretta è fondamentale per la crescita culturale, personale, civile e sociale. L’Europa ora non è un concetto astratto ma è qui con me, nelle mie strade, a casa mia, a Sant’Ilario, in Italia, a Reggio dove sono io, Lei è con me.