Come parlare di guerra ai bambini
Tutti i genitori si chiedono se e come affrontare un tema così drammatico e delicato da spiegare ai nostri bambini
(di Viviana Tanzi, assessore alle politiche educative)
Meglio parlarne o far finta di nulla?
È una domanda che spesso gli adulti si pongono, sia nei confronti dei bambini che dei ragazzi, pensando che se l’argomento interessa dovrebbero essere loro a sollevare il problema e gli adulti dovrebbero solo essere pronti a trovare spiegazioni alle loro domande. Quasi mai tuttavia accade questo nei bambini piccoli che incamerano l’argomento senza necessariamente esplicitarlo, ma il tema resta e lavora nella mente e soprattutto nelle emozioni. Non dimentichiamo che spesso i piccoli, formidabili lettori dei pensieri dei grandi, non domandano per non mettere in difficoltà gli adulti ed aspettano dandosi talvolta risposte fantasiose e creative in attesa di avere dagli adulti parole di spiegazione. Diverso è l’atteggiamento dei ragazzi più consapevoli ed informati che trovano sia nella scuola che in famiglia occasioni per domandare e parlare. In questo caso l’azione della scuola è essenziale e consente di affrontare e condividere un tema denso di implicazioni emotive. La guerra è nel contempo un evento epico ed eccitante e pauroso e preoccupante. Gli adulti sono comunque chiamati alla responsabilità di parlare con bambini e ragazzi perché restando in silenzio non fanno che alimentare le fantasie paurose o avventurose che popolano la loro mente. Anche se non chiedono, ci stanno pensando, molto meglio parlarne senza enfatiche e preoccupanti previsioni catastrofiche.
Come si può parlare di guerra?
I bambini sanno molto bene cosa sia il conflitto, lo sperimentano ogni giorno nei momenti di litigio con compagni ed adulti, così come nelle occasioni di scontro per la competizione di un giocattolo o per il rispetto delle regole imposte dagli adulti. Si può partire di qui per dire che quando ci si arrabbia molto e si litiga molto si “gioca alla guerra”, ma che dopo bisogna imparare le regole dello stare insieme e giocare a fare la pace. Non occorre spiegare con innumerevoli giochi di parole perché comprendono benissimo avendone esperienza quotidiana al nido ed alla scuola dell’infanzia. Il problema sono le immagini di violenza che potrebbero vedere in televisione o si altri dispositivi, e naturalmente i piccoli dovrebbero essere protetti da queste immagini. Nessuna spiegazione può reggere l’urto se si assiste ai video della televisione, commentate da esclamazioni di spavento da parte degli adulti. La lettura di libri sui temi del conflitto è sempre utile e ricorrere alla ricca dotazione di storie in biblioteca è di grande aiuto.
Per i ragazzi più grandi la guerra ha in genere un grande fascino, seduce, invita ai gesti eroici, evoca fantasie epiche che con canto di sirena invitano all’azione. Tuttavia queste sono fantasie e narrazione di cui i ragazzi sono consapevoli e le alimentano come sogni e non come realtà. Ora invece vedono immagini di cruda verità in paesi a noi vicini e arrivano in classe compagni che parlano un’altra lingua e scappano dalla guerra, raccontando di bombe vere e di morti reali. La scuola è chiamata a fare un lavoro essenziale: dare voce e supporto ad una realtà drammatica senza perdere la via della sicurezza che ci sarà una soluzione possibile. In questo i nostri docenti sono una base sicura di riferimento. Parlarne è indispensabile.