La storia del partigiano Aronne Oliva
27 Gennaio, Giorno della Memoria. Rendiamo omaggio a questa giornata importante ricordando ciò che accadde al giovane santilariese Aronne Oliva, anche dopo il suo assassinio ad opera dei nazisti. Una storia di violenza, ingiustizia e onore restituito.
(di William Colli)
La proposta di andare a “spolverare” le pietre d’inciampo del nostro Comune è stata ottima. È certamente un modo per non dimenticare, ed è proprio mentre pulivo la “pietra” di Aronne Oliva che mi è venuta alla mente una storia particolare e dolorosa, che credo sia giusto raccontare, e ricordare.
Aronne, per fortuna uno dei pochi, ha subìto un’ingiustizia anche dopo essere stato ucciso in campo di concentramento. Da subito non fu celebrato come gli altri martiri, e per molto tempo finì nel dimenticatoio. Alla fine degli anni ’40, le ferite della lotta contro il nazifascismo erano ancora aperte e non tutto si guardava con la necessaria serenità e tolleranza. Avvenne che ragionando sui rastrellamenti fatti a Sant’Ilario dai nazifascisti, ci si convinse che qualcuno avesse parlato e la colpa ricadde addosso al povero Aronne; si cominciò a credere che fosse un traditore. Per questa ragione Aronne non fu messo sulla lapide degli assassinati in campo di concentramento. Una palese ingiustizia che un uomo ucciso dai nazisti tedeschi certamente non meritava. Fosse anche vero che avesse parlato, tutti sapevano che nella caserma delle SD (Servizi di Sicurezza) di Parma torturavano letteralmente a morte i rastrellati, pertanto chiunque avrebbe meritato umana comprensione. Negli anni ’70 in Giunta comunale si discusse di questa vicenda e si decise che era tempo di restituire l’onore che meritava Aronne Oliva. Naturalmente il passaggio era difficile perche c’erano i famigliari di coloro che ci avevano lasciato la pelle che avevano ancora la ferita aperta, e c’era il rischio di polemiche che avrebbero rinnovato ancor più l’ingiustizia subìta da Aronne. Decisi di parlare con diversi protagonisti di quella storia e con diversi famigliari dei caduti. Parlai per primo con Pietro Iotti il quale dall’alto della sua riconosciuta sapienza, mi disse subito “l’era ora, lé dméi terdi che méi” (meglio tardi che mai). Piero aggiunse che nel Servizio di Sicurezza nazista di Parma torturavano a morte, e dalla sua cella sentiva delle urla inumane, dal dolore che pativano; quindi perché meravigliarsi? Ma aggiunse che lui non era affatto sicuro che Aronne avesse parlato, anzi, Piero pensava che a parlare (sempre sotto tortura) fosse stato un altro e naturalmente e intelligentemente non fece nessun nome onde evitare altri inutili quanto dannosi polveroni. Poi parlammo con diversi parenti dei caduti e nessuno, ma proprio nessuno, fece delle obbiezioni, anzi tutti concordavano che Aronne andava ricordato come un partigiano imprigionato ed ucciso dai nazifascisti. Alla fine rinnovammo la lapide ricordo dei martiri assassinati in campo di concentramento, inserendo anche il suo nome. E alla prima occasione disponibile abbiamo dedicato una strada ad Aronne Oliva, ed è una trasversale di via Labriola proprio di fronte a casa mia. Tanto dovevo per verità e giustizia.
(William Colli)
Aronne Oliva è stato un giovane bracciante del Bettolino di Sant’Ilario d’Enza che ha dedicato i più importanti anni della vita alle azioni di sabotaggio contro i nazifascisti assieme ad altri giovani partigiani di Sant’Ilario. Chiamato alle armi a poco più di vent’anni, all’inizio del 1941, il 6 novembre dello stesso anno si trova ad affrontare il clima amaro della guerra sul fronte russo. Dopo aver partecipato alle campagne di guerra del 1942 fa ritorno a Sant’Ilario e nel settembre del 1943 inizia le attività di resistenza. Viene arrestato dai tedeschi il 2 ottobre 1944 per poi essere portato nelle celle della Gestapo di Parma, insieme con gli altri compagni partigiani del suo paese, dove subiranno atroci torture, prima della terribile esperienza della deportazione.
Passando prima per il campo di Bolzano nel dicembre 1944, viene ufficialmente immatricolato nei registri di Mauthausen l’11 gennaio del 1945, all’interno del quale rimane fino al 23 marzo. Il giorno seguente viene inviato al sottocampo di Amstetten: è l’ultima data che ci dà informazioni sulla vita di quest’uomo. Da quel giorno, sarà per sempre un “militare disperso in guerra”: assassinato o lasciato morire dalla follia nazista.