Quando la scuola chiude con chi stanno i bambini?
L’intervento dell’assessore alle politiche educative Viviana Tanzi
“Reduci da una esperienza faticosa i bambini ed i loro genitori tirano un sospiro di sollievo per la riapertura dei servizi educativi e di parte delle scuole dell’obbligo. La tutela della salute fisica governa le scelte che scienziati e politici ci impongono, consapevoli che questa priorità comporta sacrifici e rinunce e la salute psichica e relazionale passa necessariamente in secondo piano. Cosa hanno fatto in queste settimane i bambini piccoli? Come hanno potuto mantenere ricordi e contatti confinati in casa con l’unico stimolo delle videochiamate che ricevevano da personale del nido e dalla scuola dell’infanzia? Chi li ha aiutati a fare i compiti in DAD alla scuola primaria? La funambolica capacità delle famiglie italiane di gestire una molteplicità di impegni di cura unitamente al lavoro”.
Questo il tema sollevato da Viviana Tanzi, assessore alla scuola del Comune di Sant’Ilario, che per cercare di rispondere ha provato a verificare chi si sia occupato e come dei bambini delle scuole dell’infanzia comunali di Sant’Ilario: le insegnanti lo hanno chiesto ai genitori tramite un sondaggio che, senza ambizioni di scientificità ed accuratezza statistica, ne rilevasse le caratteristiche.
“Dei bambini continuano prevalentemente ad occuparsi le madri – spiega Tanzi – perché casalinghe, disoccupate, in maternità. Alcune famiglie dispongono di aiuti di nonni e parenti disponibili, altre compensano marginalmente con babysitter. Una fetta di genitori si organizza con turni di lavoro alternati e smart working. In sostanza, almeno per gli utenti delle scuole dell’infanzia comunali di Sant’Ilario, le famiglie sembra abbiano compensato la chiusura dei servizi riorganizzandosi nei turni di lavoro e disponendo di una rete famigliare allargata.
Apparentemente – analizza Tanzi – allora per molte famiglie non dovrebbero esserci stati problemi rilevanti per occuparsi dei bambini nel periodo di chiusura dei servizi, almeno non di ordine organizzativo. Questo dato rassicura, ma alla comunicazione che è stata inviata alle famiglie che da mercoledì 7 aprile avremmo riaperto, i commenti dei genitori sono stati di grande sollievo. Perché questa pandemia fa emergere come il benessere delle persone sia essenzialmente frutto di buone e varie relazioni sociali. Fa comprendere come adulti e bambini abituati a vivere nei gruppi di lavoro sentano fortemente la mancanza di quel pezzo di vita che è l’incontro fisico con l’altro. Confidiamo – conclude Tanzi – che si faccia ogni sforzo possibile perché tutti i nostri bambini e ragazzi ritrovino la normalità dell’andare a scuola in presenza, come ‘vaccino psicologico’ di contrasto della pandemia”.