Gli antichi negozi di Sant’Ilario (prima parte)
la drogheria dei fratelli Violi, la prima farmacia , la storica merceria della famiglia Strozzi, l’edicola della Marcella
(di Giorgio Casamatti)
In questo periodo difficile in cui molte attività commerciali sono state costrette ad abbassare le serrande, vorrei ricordare le storie di alcuni dei primi negozianti del paese che, con la loro intraprendenza, hanno avviato quelle botteghe che, in qualche caso, sono ancora oggi attive. Il pensiero corre subito alla barberia Violi che, in più di un secolo, ha visto passare migliaia di santilariesi per farsi tagliare i capelli. Lasciamo però le storie sulle barberie e le altre attività artigianali per un prossimo articolo e iniziamo occupandoci delle vecchie botteghe santilariesi.
Il cuore pulsante del commercio santilariese si concentrava tra Via Montecchio e via Roma dove si affacciavano i principali negozi, i bar e gli alberghi; dietro il Municipio c’era poi la zona del mercato che, a partire dagli anni ’20, sarà trasferita in Piazza 4 Novembre dove era stato costruito il monumento ai caduti. In questa piccola porzione di paese sorsero nei primi decenni del ‘900 i principali negozi (la farmacia, gli alimentari, le mercerie) e le botteghe in cui si vendevano e riparavano biciclette, macchinari elettrici ed altri oggetti.
Una delle botteghe più antiche di cui è rimasta memoria è senza dubbio la Drogheria dei fratelli Violi, aperta ancora prima dell’unificazione d’Italia e di certo già attiva nel 1848. Grazie alle parole di Guido Mazzali riusciamo a immergerci tra i profumi delle prelibatezze che venivano vendute. “Quando mia madre mi mandava per fare delle compere dai Violi, non sarei mai più uscito. Il profumo di spezie, di droghe di ogni genere riempiva la bottega di squisite sensazioni. Mi sembrava di sognare e respiravo a occhi chiusi, sentendomi come in paradiso. (…) Tutte le persone di S.Ilario rispettavano i fratelli Violi per la loro semplicità e l’impegno che mettevano nel loro mestiere. I clienti della drogheria restavano stupiti per l’ordine e la pulizia e perfino la bilancia era talmente lucida da abbagliare gli occhi di chi entrava”.
La tradizione dei Fratelli Violi e dei loro manicaretti è continuata negli anni: nello stesso stabile infatti troveranno sede l’osteria del Moro (Giuseppe Rinaldini) e la bottega di generi alimentari gestita da Laura Rinaldini, poi ereditata e trasformata dal figlio Massimo nei “Peccati di Gola”.
Sempre tornando con la memoria ai primi decenni del secolo dobbiamo citare anche la prima farmacia del paese che, come pochi probabilmente ricorderanno, era situata in fondo al portico di Via Roma all’angolo con Via Matteotti, ed era gestita da due sorelle, impeccabili nei modi e nella rigorosa cura dei locali. Era quasi un santuario della scienza e nessuno si azzardava a metterci piede senza avere un abbigliamento consono per evitare le occhiatacce delle farmaciste, come ricorda Livio Spaggiari in questo articolo uscito sul Gazzettino: “Quando entravi in farmacia una volta, là sotto i portici mica è come adesso che ci vai sgangherato, presenti la ricetta, paghi e te ne vai, come dal salumiere. No. Entrare nella farmacia delle Piccinini era come compiere un rito doveroso e silente, come rendere un omaggio alla scienza e all’ambiente austero, quasi religioso. C’era il pavimento lucido in legno (…), i grossi panconi di noce intarsiato su cui poggiavano le due bilance di precisione ottonate e lucenti; i pesanti scaffali alle pareti con quei vasi che oggi trovi solo in qualche stampa antica”.
Il locale della farmacia, dopo aver cambiato diversi proprietari, verrà poi trasformato da Adrasto Montanari in una ferramenta che, a differenza della farmacia, era caratterizzato da un affascinante disordine in cui solo il proprietario sapeva raccapezzarsi.
Nella “classifica” delle botteghe più longeve di S.Ilario c’è senz’altro anche la rivendita di stoffe della famiglia Strozzi che ancora oggi è in attività. Il fondatore Gino Strozzi aveva iniziato l’attività vendendo stoffe a domicilio servendosi prima di un carro trainato da un cavallo e successivamente di un automezzo opportunamente trasformato in negozio ambulante. Successivamente aprirà il negozio in via Roma, che ancora oggi è rimasto nella sua sede originaria. Qui, oltre alla vendita deitessuti, verrà anche aperto un laboratorio di sartoria poi gestito dal figlio Gianni e dalla moglie. La famiglia Strozzi può quindi vantare un’attività che ha quasi un secolo di vita e che forse è la più antica che ancora permane in paese.
Prima che si imponessero le confezioni, oltre a Strozzi vi erano altri rivenditori di stoffa in metratura: tra questi ricordiamo i negozi di Alcide Villani e Andrea Franzoni le cui vetrine si affacciavano anch’esse su via Roma.
Tra le tante storie delle attività commerciali santilariesi merita di essere raccontata anche quella dell’edicola della Marcella che, sebbene aperta solo nell’immediato dopoguerra, rimane ancora oggi uno degli esercizi più longevi e frequentati del paese. La vita della Marcella sembra presa da un romanzo in cui una donna, grazie alla sua caparbietà e intraprendenza, è riuscita a sopravvivere alla miseria nera e a lottare contro l’oppressione fascista. Ripercorriamo le tappe principali della vita di Marcella Gandolfi riportando le parole di Pietro Bigi che l’ha conosciuta di persona: “Viene mandata dalle suore ad imparare il ricamo e ne esce una fra le migliori. Conosce Aldo Margini, fervente socialista, e nel febbraio del 1920, si sposano e vanno ad abitare alle case popolari. La Marcella deve adeguarsi alla vita proletaria, va alla monda del riso in Piemonte, vi ritorna in settembre per la mietitura, fra quel pantano e le nebbie gelide, dormendo su un giaciglio di paglia. Poi lavora alla fornace per diversi mesi all’anno facendo dieci ore di lavoro compreso il sabato. Ha un hobby morboso, quello della cartomante facendo il «gioco dell’indovino», e grazie a questo la Marcella sfama i suoi figli col pane bianco dei contadini. Le spose e le fidanzate venivano dai paesi vicini per sapere la sorte dei loro mariti e fidanzati in guerra e la cartomante con umanità terminava le sedute in modo consolatorio. Durante il fascismo alle case popolari si organizza una cellula partigiana, vi aderiscono i figli della Marcella: Piero e Giacomo (Minòia) e nella loro cantina sono custodite armi e propaganda. Questa donna viene arrestata due volte restando in prigione per oltre un mese. Dopo la guerra la famiglia Margini si dedica alla vendita dei giornali aprendo la prima edicola moderna”.
Ma ci sono molte altre storie da raccontare sulle vecchie botteghe di S.Ilario: ci diamo quindi appuntamento al prossimo appuntamento per parlare dei negozi e delle attività di Via Montecchio.
(Troverete questo ed altri racconti nel volume “Sant’Ilario com’era: Il lavoro, le botteghe e le industrie storiche” curato da Giorgio Casamatti, disponibile presso la Tabaccheria di Boni Giovanni di Via Val d’Enza 12 a S.Ilario).