Quando il 1° Maggio era una festa di popolo per tutto il paese
Un ricordo del giorno dei lavoratori di tanti anni fa, fra comizi, solidarietà, musica e tanto vino
(di Sveno Ferri)
Un ricordo del 1° Maggio a Sant’Ilario di tanti anni fa, organizzato dalla Camera del Lavoro diretta da Francesco Donelli, per tutti Cecco. L’appuntamento era rigorosamente fissato alle sei del mattino, per diversi anni nella piazzetta di Ponte Enza, in seguito davanti alla Camera del Lavoro, che allora aveva sede al piano terra del Comune nello spazio ora occupato dal Civico. All’appuntamento si presentavano lavoratori di ogni età, attivisti e delegati sindacali,con la Banda Comunale al completo. Si formava poi il corteo con diversi mezzi; auto, motociclette e due autocarri, con cartelli, manifesti e bandiere. In testa al corteo c’era l’auto munita di impianto di amplificazione, che annunciava l’arrivo della carovana e ripeteva slogan e parole d’ordine inerenti al lavoro e alla festa del 1° maggio, seguivano poi gli altri automezzi e in particolare due autocarri, uno dotato di panche sulle quali sedevano i componenti la banda musicale (in seguito si passò all’uso di un pulmino), l’altro con svariate casse contenenti bottiglie di vino vuote. Le prime tappe erano nelle borgate verso l’Enza, San Rocco, Ghiaia, Chiavicone e Rampata poi si faceva tappa al Gazzaro, al Bettolino e in paese alla Fornace, alle case popolari di via Matteotti, alla Stazione, infine si andava al Cantone, a Calerno e al Partitore, nel frattempo durante il tragitto si aggregavano altre persone ed automezzi. In ogni luogo si ripeteva la stessa scena, la gente già in attesa, la Banda che iniziava a suonare il classico repertorio; l’Inno dei Lavoratori, Belle Ciao, Bandiera Rossa, alternato da marcette, mentre nel frattempo altre persone uscivano di casa o si affacciavano alle finastre ad ascoltare la musica. In diversi luoghi si veniva immancabilmente accolti da tavolate con gnocco fritto, torte e vino. Molta gente donava bottiglie di vino, che venivano caricate sul secondo autocarro, con un addetto che provvedeva a ritirare le bottiglie piene, dando in cambio quelle vuote. Il vino raccolto era in qualche modo un riconoscimento che veniva dato alla Banda Comunale, che poi veniva bevuto dai bandisti nelle serate di prova durante l’anno. I ricordi di quelle Feste del Lavoro possono ora fare sorridere, ma allora erano il segno della condivisione di una condizione sociale, del festeggiare e nello stesso tempo manifestare e lottare per migliorare la propria condizione, un’occasione per offrire e condividere le poche cose che si avevano. Per chi le organizzava erano giornate veramente intense e impegnative, ma erano anche vere e proprie feste di popolo, che si concludevano con il ritorno in Piazza 4 Novembre, dove un sindacalista teneva il comizio conclusivo della manifestazione.