(di Viller Benassi)
In un paese come il nostro, quando si ha la notizia di un decesso di una persona conosciuta si rimane un po’ sconcertati, il lutto e la sofferenza colpisce innanzitutto i familiari, ovviamente, ma anche chi gli è stato vicino in qualche modo, ne prova dolore. E’ ciò che è capitato a me quando ho saputo della morte di Bruno Dodi. L’ho conosciuto bene all’Auser anni fa, in verità l’avevo incontrato diverse volte molto prima, quando mi occupavo di sport per l’amministrazione comunale e lui, appassionato di ciclismo, veniva a proporre iniziative relative a quella attività agonistica, e mi raccontava di averla praticata con qualche successo. Lo sport lo seguiva ancora, tra l’altro aveva fatto anche paracadutismo, facendosi purtroppo male ad un ginocchio. Ma la nostra amicizia e la mia stima per lui è cresciuta con il nostro volontariato in Auser. Chi fa volontariato sociale è, a mio parere, da ammirare e rispettare comunque, ma lui aveva qualcosa di particolare, si sentiva che per lui essere in servizio era un dovere e un obbligo e di ciò ne erano tutti pienamente consapevoli, perché difficilmente diceva di no. Un servizio era sempre decisamente pronto a farlo e spesso chiedeva l’aiuto, o più verosimilmente la compagnia, del suo grande amico Ligios. Anche a Catia Rasoli, presidente Auser di Sant’Ilario, è capitato più di una volta di essere imbarazzata per avere la sensazione di chiedergli troppo. Al contrario, credo che Bruno andò in Croce Bianca per essere più impegnato; aveva un modo di dare consigli defilato mentre ti lasciava sicuro che tutto avvenisse nel migliore dei modi e con precisione. Credo che questa particolarità di essere scrupoloso gli derivasse, come diceva lui stesso, dal mestiere che aveva fatto: lo stuccatore, un po’ artista, per aver lavorato a ripristinare stucchi e decorare case o ville di pregio e varie chiese. Sono queste le belle persone che migliorano la qualità di una comunità, L’Auser e la Croce Bianca sono stati lo strumento che hanno sottolineato il suo essere. Gliene dobbiamo essere tutti grati, e personalmente lo rimpiango con l’orgoglio di essere stato suo amico.