Lelio Poletti: un sindaco amato che pose le basi dello sviluppo di Sant’Ilario
A cinquant’anni dalla morte il Gazzettino ne ricorda la figura di giovane partigiano, dirigente politico, cooperatore e primo cittadino dal 1960 al 1969, capace di guidare Sant’Ilario nella più grande trasformazione della sua storia
Sono trascorsi 50 anni dalla scomparsa improvvisa del sindaco Lelio Poletti, avvenuta il 22 maggio 1969 all’età di 43 anni. Era un sindaco molto amato e stimato come dimostrarono gli imponenti funerali, il lunghissimo corteo funebre composto da uomini e donne di tutte le età che attraversò il paese per tributargli l’ultimo omaggio.
L’affetto e la stima nei suoi confronti erano il frutto del suo impegno generoso e lungimirante per la nostra comunità. Diventato sindaco nel 1960, egli guidò il Comune durante gli anni del boom economico, anni di sviluppo tumultuoso in cui Sant’Ilario e Calerno da piccoli centri sulla via Emilia, ancora prevalentemente agricoli, si trasformarono in centri industriali che attiravano lavoratori dalle campagne circostanti, dal Veneto e dal Meridione.
L’intenso ma ordinato sviluppo che diresse negli anni ‘60. Lelio Poletti e l’Amministrazione Comunale di allora seppero dirigere quel processo di rapida e profonda trasformazione, cogliendone le opportunità ma inquadrandole e organizzandole dentro una crescita urbanistica ordinata, capace di offrire ai cittadini, vecchi e nuovi, posti di lavoro assieme ai necessari alloggi e servizi.
Con il Villaggio Bellarosa, ampliato nel tempo più volte, furono messe a disposizione le aree per le aziende che volevano insediarsi a Sant’Ilario; nuovi quartieri residenziali (S.Eulalia e Belvedere nel capoluogo, quartiere Peep a Calerno) furono creati per iniziativa del Comune che si impegnò in prima persona ad acquistare i terreni, a urbanizzarli e a vendere a privati e imprese i singoli lotti; i nuovi quartieri furono dotati di parchi e aree verdi mentre il paese venne fornito di servizi e infrastrutture adeguati alla sua nuova dimensione urbana quali la scuola media, la farmacia comunale, la torre pensile dell’acquedotto. La costruzione del grattacielo, alla fine degli anni ’60, fortemente voluto dal sindaco Poletti, suggellò l’avvenuto decollo di Sant’Ilario come centro moderno e dinamico, proiettato verso il futuro, che da poco più di 5 mila abitanti del 1960, aveva raggiunto nel 1969 i 7.300 residenti.
Da partigiano a dirigente politico. Lelio aveva guidato quella fase di cambiamento non solo con le doti umane e di amministratore onesto e capace che gli venivano da tutti riconosciute, ma anche con una carica ideale che era maturata attraverso la sua partecipazione alla Lotta di Liberazione.
Giovane partigiano, poco più che adolescente, gli venne affidato il comando della Resistenza santilariese e, attraverso i rischi e le prove di quell’esperienza, maturò una coscienza politica che lo portò alla fine della guerra ad entrare nel Partito Comunista, diventando a 19 anni segretario della sezione santilariese.
Il suo impegno di dirigente politico fu rivolto negli anni ’50 a cambiare le condizioni di vita e di lavoro, ancora molto modeste, di operai e contadini, che costituivano allora la grande maggioranza. Lo fece attraverso una visione tipicamente riformista che puntava a tenere insieme sviluppo economico, basato sia sull’impresa privata che sulla cooperazione, partecipazione democratica, iniziativa sindacale, maggiore istruzione di base, diffusione della cultura.
Una visione che costituì sempre la sua bussola: sia quando da cooperatore contribuì in prima persona a creare la Coperfer e la Metalufficio, sia quando da sindaco si impegnò per costruire la scuola media e per organizzare un Premio di Pittura di livello regionale.
Se nei decenni successivi San’Ilario si è potuta porre nuovi traguardi, lo si deve a quella stagione feconda e alle solide basi edificate allora, che videro Lelio indiscusso protagonista.
COSA HANNO SCRITTO DI LUI
Alcuni brani tratti da articoli pubblicati dal nostro giornale sulla figura di Lelio Poletti
Enrico Iotti (Gazzettino Santilariese, maggio 1969) «Già prima del 25 luglio 1943, alcuni giovani di Azione Cattolica vennero fermati, interrogati e trattenuti qualche giorno in S.Tommaso avendo i fascisti saputo qualcosa di ciò che si diceva al circolo. Don Lumetti che ignorava ciò che bolliva in pentola, non poteva sospettare di quel ragazzo e degli altri, garantì per tutti e venimmo fuori. Ma i tempi stringevano, Poletti e molti altri giovani avevano fatto la scelta della lotta.. . Poletti metteva ogni giorno la vita in gioco pur di fare arrivare ovunque la direttiva, la disposizione del C.L.N., per organizzare l’improvvisa azione a danno del nemico come per far crescere la protesta di massa che isolava i collaborazionisti. Nelle schiere partigiane il suo fisico, non certo di primo ordine, sopportò disagi e fatiche proprio perché trascinato da una indomita volontà di farcela e da uno straordinario coraggio fatto di freddezza e di serena coscienza. Alla Liberazione apparve straordinario un fatto: di tanti antifascisti conosciuti e amati dal popolo nessuno era conosciuto e stimato tanto come quel giovane (non aveva vent’anni!) che aveva guidato sappisti e partigiani, staffette e contadini alla lotta, al sacrificio, all’organizzazione».
Livio Spaggiari (Gazzettino Santilariese, maggio 1970) «Il Consiglio era riunito per eleggere il Sindaco (il 24 novembre 1960 n.d.r): e Poletti venne nominato per la prima volta. Portava il doppio petto bleu delle grandi occasioni, come segno di rispetto per l’intero Consiglio, per la funzione che si accingeva a ricoprire…Poi prese a parlare Poletti, per il discorso programmatico. Nella silente attenzione di tutti illustrò gli intendimenti della Giunta, le cose da fare per il nostro paese: strade da asfaltare, piazze da completare, aree da acquistare e da lottizzare, zone industriali a Calerno, tassazioni da calare ai meno abbienti , provvidenze per i contadini e gli artigiani. Nel suo linguaggio pacato, semplice, schivo di retorica, lo sviluppo del paese, il benessere della sua gente, si legavano all’unisono con l’amore che Lelio portava per S.Ilario, con l’orgoglio cosciente di farlo ancora più grande, più avanzato».
Lina Violi (Gazzettino Santilariese, maggio 1989) «Uno dei caratteri distintivi della sua personalità era la capacità di cogliere il passato per costruire il presente ed il futuro. Il 23 marzo 1961 si celebrava il centenario della nascita di Sant’Ilario a comune autonomo, in coincidenza con il 1° centenario dell’Unità d’Italia. È assai significativo che quell’avvenimento, Lui sindaco dal 1960, venisse festeggiato non con discorsi roboanti o con vacue cerimonie, ma con la posa della prima pietra di un moderno edificio scolastico destinato ad accogliere le Scuole Medie. Così come è significativo che Lelio, nell’ultimo colloquio avuto poche ore prima del decesso con l’amico e compagno Borziani Ermes, gli evidenziasse che l’opera più importante che stava davanti all’amministrazione comunale in quel momento era la realizzazione della nuova sede IPSIA”.